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Adriano Della Corte
Adriano Della Corte, 18 anni
Il 15 luglio 1984, Adriano Della Corte, dopo il pranzo domenicale, si dirigeva a Castel Volturno (CE) per una passeggiata al mare con gli amici. Lungo il tragitto, in località "Lago Piatto", una "Lancia Prisma" affiancò la loro auto e, un uomo iniziò a sparare contro Adriano posto alla guida. Il ragazzo venne colpito mortalmente al volto mentre, gli amici rimasero feriti.
Adriano Della Corte, come gli amici, era uno studente incensurato. L'unica ipotesi è che la nuova "Fiat Punto" nera, comprata da qualche mese grazie ad una vincita al Totocalcio, fosse lo stesso modello e colore del nipote del boss Bardellino, il quale fu ucciso tempo dopo sempre in un agguato. Questa ipotesi fu sollevata dagli stessi familiari di Adriano, in quanto, a distanza di qualche settimana dall'omicidio, il padre ricevette una telefonata anonima in cui gli si ordinava di "lasciar perdere" perché la morte del figlio "era stato un errore".
Storico giuridico
- Negli anni '90 la magistratura ha archiviato le indagini per mancanza di prove e di dichiarazioni di collaboratori di giustizia.
- 1993 - Carmine Schiavone inizia a collaborare con la giustizia accennando anche all'omicidio di Della Corte, riconducendolo allo scambio di persona e fornendo nomi sui presunti responsabili. Nonostante le dichiarazioni del pentito, le indagini non sono mai state riaperte.
Domenico Noviello
Domenico Noviello, 65 anni
Il 16 maggio 2008, pressapoco le 7:00, Domenico Noviello uscì di casa come tutte le mattine per dirigersi a lavoro. Come da abitudine era solito farsi un giro per comprare il giornale e fare colazione al bar per poi aprire le porte della sua autoscuola, in località “Baia Verde” a Castel Volturno (CE). A bordo della sua "Panda", a circa 1 km da casa, fu affiancato da due sicari della camorra. Accortosi, Domenico fermò l'auto ed uscì per sfuggire all'agguato. Purtroppo, i killer lo raggiunsero prima che l'uomo potesse mettersi al riparo.
Il motivo dell'omicidio fu chiaro fin da subito: nel 2001 l'imprenditore denunciò il tentativo di estorsione da parte del clan Bidognetti. All'epoca, il primo ad essere avvicinato fu il figlio Massimiliano, al quale, dissero che il boss latitante voleva incontrare il padre Domenico. All'incontro avanzarono una richiesta estorsiva di 30 milioni di lire. L'imprenditore aveva già deciso di non pagare ma, per rendere partecipe anche la famiglia dell'accaduto, prese tempo. Essendo l'unica autoscuola sul territorio avrebbero potuto trovare un accordo con il clan, eppure, la famiglia Noviello decise di denunciare l'atto criminoso. Grazie al suo gesto furono arrestati ben cinque affiliati all'organizzazione camorristica, tra cui: Pasquale Morrone e i fratelli Alessandro e Francesco Cirillo. Per chiari motivi di sicurezza, a Domenico Noviello e suo figlio fu concesso il porto d'armi e assegnata una scorta revocata dopo tre anni.
Storico giuridico
- 21 novembre 2012 - Con la richiesta di applicazione del rito abbreviato si tiene l'udienza camerale per gli imputati Bartolicci, Alfiero e Granata. All'udienza vengono ammesse tutte le parti civili (familiari, FAI, SOS Impresa, Ministero dell'Interno).
- 27 novembre 2012 - Inizia il processo, con il rito immediato presso la 2° Sezione della Corte di Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, contro gli altri sette imputati tra i quali Giuseppe Setola.
Si sono costituiti parte civile la Regione Campania, i familiari di Domenico Noviello, il Governo (Ministero dell'Interno- Commissariato Straordinario del Governo per l'antiracket e l'antiusura), il Comune di Castelvolturno, la FAI, l'associazione Coordinamento napoletano delle associazioni antiracket, il Comitato Don Peppe Diana, SOS Impresa.
Nel corso del processo vengono ascoltati i figli di Noviello che raccontato gli anni di terrore vissuti dalla famiglia a partire dal 2001. Noviello aveva scritto anche una lettera alla figlia minore in cui si diceva preoccupato per la sua incolumità. - 4 dicembre 2012 - Il g.u.p. Isabella Iaselli emette la pena di ergastolo per gli imputati Bartolicci, Alfiero e Granata.
- 29 gennaio 2014 - Nel corso dell'udienza il collaboratore di giustizia Tartarone ammette le sue responsabilità nell'omicidio e consegna una lettera in cui Metello Di Bona ammette le sue responsabilità.
- Luglio 2014 - Avviene la sentenza di secondo grado del Tribunale di Napoli nei confronti degli assassini, imputati già riconosciuti colpevoli e condannati alla pena dell'ergastolo nel processo di primo grado con rito abbreviato (Bartolicci, Alfiero e Granata). La Corte decide di modificare la pena inflitta in primo grado riducendo l'ergastolo a una pena di 30 anni di reclusione. Eccezione per Granata Davide, assolto dal reato di ricettazione.
- 7 luglio del 2014 - Si apre il processo presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti di Setola per l'omicidio. In quest'occasione, il magistrato chiede:
- il massimo della pena per: Setola, Giovanni Letizia, Alessandro Cirillo, Francesco Cirillo, Massimo Napolano e Metello Di Bona.
- 14 anni Luigi Tartarone per aver collaborato con la giustizia e aver fornito dichiarazioni ritenute decisive dal pm per la ricostruzione dei ruoli e delle dinamiche dell'omicidio. - 1 ottobre 2014 - Durante l'udienza stabilita dal giudice, Setola, intervenuto in videoconferenza dal carcere di Opera (Milano), si dichiara colpevole dell'omicidio Noviello affermando il non pentimento per il delitto.
- 19 Novembre 2014 - Si conclude il processo per l'omicidio Noviello. La Corte d'assise emete le segeunti condanne:
- Ergastolo a: Giuseppe Setola, Giovanni Letizia, Masssimo Napolano, Alessandro Cirillo e il cugino Francesco Cirillo;
- 30 anni a Metello Di Bona;
- 13 anni e 6 mesi al pentito Tartatone Luigi. - Marzo 2015 - La Corte Suprema di Cassazione stabilisce 30 anni di reclusione per Massimo Alfieri, Giovanni Bartolucci, e Davide Granato per aver partecipato all'omicidio di Domenico Noviello.
Il ricordo di Massimiliano Noviello, figlio di Domenico
"Io e mio padre abitavamo nella stessa villetta su due piani differenti. Quella mattina non andammo a lavoro inseme come al solito perché avevo promesso a mio cognato che sarei andato a correre con lui. Quando rientrai lui era già uscito. Il tempo della doccia, e di prepararmi per raggiungerlo all'autoscuola che ricevetti la telefonata di mio cognato. Mi disse che papà aveva avuto un incidente stradale. Quando mi recai sul posto rimasi impietrito nel trovare mio padre riverso a terra in una pozza di sangue".
"Si avvicinò un poliziotto che mi condusse con lui in commissariato. Lì incontrai mia madre che ancora non sapeva nulla. Avendo l'autoscuola proprio di fianco al commissariato, l'avevano prelevata mentre apriva le porte del negozio. Fui io a darle la brutta notizia e, dopo di lei, telefonai anche alle mie sorelle. Da quando decidemmo di denunciare, nel 2001, la nostra famiglia perse la serenità. Vivemmo anni nel timore che ci potesse accadere qualcosa e in quel momento si concretizzò".
"Quando qualcuno sente o legge di mio padre gli verrebbe da pensare che è stato ucciso perché «aveva osato sfidare il clan». È vero, era andato «contro tendenza» rispetto il contesto socio-territoriale dell'epoca. Ma la sua morte non poteva essere solo questo o un monito per gli altri imprenditori che avrebbero potuto seguire il suo esempio. Così, decisi di dare nuove risposte alla domanda del «perché fosse morto». Studiando le storie di altre vittime innocenti della camorra mi accorsi che erano accomunate tutte dall'esser stati lasciati soli nella loro battaglia. Per fortuna io avevo una guida. Pochi giorni dopo l'accaduto fui ricevuto da Tano Grasso (ex-commerciante laureato in filosofia all'Università di Firenze nonché presidente della prima associazione antiracket italiana), il quale mi fece conoscere il mondo della FAI accompagnandomi nei primi passi".
Mio padre non voleva essere un eroe né tanto meno pensava di fare un gesto eroico. Lui voleva solo fare un gesto di «normalità» ,ovvero, denunciare l'illegalità!
Il ricordo di Mimma Noviello, figlia di Domenico
"Nel mezzo di una normalissima giornata feriale, impegnata nel servizio civile a Caserta dove abitavo già da qualche anno con mia madre e mia sorella, venni raggiunta da una telefonata. Era mio fratello che senza troppi giri di parole mi disse quanto fosse accaduto. Ero incredula. Ci volle l'intervento di mia cognata e del mio ex datore di lavoro per farmi comprendere la vicenda. Credevo realmente che fosse tutto uno scherzo, ci speravo, finché non raggiunsi il luogo dell'accaduto e vidi il corpo di mio padre esanime a terra anziché in un ospedale".
"Come famiglia avevamo vissuto tutto insieme, dalla denuncia alle minacce, tutti i retroscena. Forse la giovinezza, le mie idee cavalleresche in cui il bene trionfa sempre o il non conoscere certi meccanismi della camorra che, da quella notizia, fui presa totalmente alla sprovvista. Mi accorsi di essere completamente ignara della crudeltà di questi ambienti e mai avrei immaginato alla possibilità che mio fratello e mio padre potessero subire una violenza così efferata".
"I momenti successivi furono i peggiori. Agli anni vissuti in solitudine dove vedevo un padre impaurito, allontanato dagli amici e colleghi, sempre cauto, si aggiunsero i sospetti del popolino. Perché se vieni ucciso dalla camorra è perché «qualcosa devi aver fatto». Assurdo che mio padre subisse tale ingiustizia".
"Poco tempo dopo conobbi la Fondazione Polis, in particolare Paolo Miggiano che all'epoca ne faceva parte. Fu lui a guidarci nei primi passi di quello che, in seguito con Libera e il Coordinamento dei familiari e poi come famiglia, è diventato il nostro impegno sociale. Un impegno dettato dall'esigenza di difendere la memoria di mio padre dagli 'schiaffi' rappresentati dalle infamie dette sul suo conto".
Mai arrendersi ai pregiudizi. Se gli permetti di appesantirti finirai col sentirti addosso il peso della solitudine. In questa battaglia vince il «restare uniti».
#Memoria: Menzioni, Onorificenze e Luoghi intitolati a Domenico Noviello:
- 16 maggio 2009 - Intitolazione di Piazza "Domenico Noviello" a Baia Verde. Promossa dal Comune di Castel Volturno(CE) in occasione del 1° anniversario dalla morte.
- Nel marzo 2009 - Viene conferita la medaglia d'oro alla memoria per il valore civile dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con la seguente dicitura:
«Chiarissimo esempio di impegno civile e rigore morale fondato sui più alti valori di libertà e di legalità». - 12 maggio 2014 - Intitolazione del Presidio di Libera Ivrea, nato proprio nel 2008.
- 16 maggio 2014 - Inaugurazione del bene confiscato "Domenico Noviello" a Castel Volturno, Via Ostia 6 (Località Selva del Falco). Assegnatari l'associazione a lui intitolata e Presidio Libera Castel Volturno.
- 7 giugno 2015 - Intitolazione del Piazzale "Mimmo Noviello" antistante lo Stadio Comunale di Casal di Principe (CE). Iniziativa promossa dal Comune.
- Novembre 2017 - Menzionato nel libro: "Il grande libro delle amache" di Michele Serra. Feltrinelli Editori.
- 2019 - Pubblicato il libro biografico: "L'altro casalese. Domenico Noviello, il dovere della denuncia" di Paolo Miggiano. Edizione: Di Girolamo Editore.
Eventi in ricordo di Domenico Noviello
- 16 maggio 2011 - Commemorazione presso Piazzetta Domenico Noviello, con Tano Grasso, il Procuratore Aggiunto della D.D.A. di Napoli Federico Cafiero de Raho, il Sostituto Procuratore della D.D.A di Napoli Cesare Sirignano, il responsabile regionale di Libera Geppino Fiorenza, il presidente ANCI Campania Nino Daniele, la vice presidente di confindustria per il Mezzogiorno Cristiana Coppola e l’avvocato Gianni Zara dell’ufficio legale della F.A.I.
- 22 novembre 2011 - Presentazione ufficiale dell'Associazione Antiracket Domenico Noviello di cui Massimiliano Noviello è Presidente.
- 16 maggio 2012 - Commemorazione presso Piazzetta Domenico Noviello, con il Prefetto di Caserta Carmela Pagano, Tano Grasso, il Procuratore Aggiunto della D.D.A. di Napoli Federico Cafiero de Raho, il responsabile provinciale di Libera Caserta Valerio Taglione, il presidente dell’Osservatorio sulla camorra Nino Daniele, la coordinatrice regionale della F.A.I. Silvana Fucito e l’avvocato Gianni Zara dell’ufficio legale della F.A.I.
- 16 maggio 2013 - Commemorazione presso Piazzetta Domenico Noviello con il Prefetto di Caserta Carmela Pagano, Tano Grasso, Silvana Fucito, il magistrato Alfredo Mantovano ed il Commissario del Governo per le iniziative antiracket Prefetto Elisabetta Belgiorno. In questa occasione si annuncia l’assegnazione di un bene confiscato ed il bando del “I° Concorso Domenico Noviello”.
- 16 maggio 2014 - Commemorazione presso Piazzetta Domenico Noviello con il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti, il Prefetto di Caserta Carmela Pagano, Tano Grasso, il Commissario Regionale antiracket Franco Malvano. In occasione, è stata inaugurato il bene confiscato quale sede dell’associazione antiracket Domenico Noviello.
- 16 maggio 2015 - Commemorazione presso Piazzetta Domenico Noviello, con Comitato don Peppe Diana, Legambiente, Sindaco Dimitri Russo, Tano Grasso e il Prefetto di Caserta Carmela Pagano.
- 16 maggio 2016 - Commemorazione Domenico Noviello, presenti sindaco Dimitri Russo, Tano Grasso, Commissario Straordinario Santi Giuffré e la Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia on.Rosy Bindi.
- 16 maggio 2017 - Commemorazione in Piazzetta Domenico Noviello, seguita da un incontro presso la sede della FAI Antiracket Castel Volturno Associazione “Domenico Noviello” in cui sono intervenuti dicvesri esponenti della FAI, Giuseppe Borrelli, Procuratore Aggiunto della DDA di Napoli Domenico Cuttaia, Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura.
- 16 maggio 2018 - Commemorazione presso lpresso Piazzetta Domenico Noviello. Presenti gli studenti dell'alberghiero di Castel Volturno, altri da Padova e i giovani del Presidio Libera di Ivrea.
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13 maggio 2019 - Commemorazione in piazzetta Domenico Noviello seguito da un dibattito presso la sede dell’associazione Fai antiracket di Castel Volturno. Intervenuti: Luigi Ferrucci, coordinatore regionale Fai; Raffaele Ruberto, prefetto di Caserta; Raffaele Cannizzaro, commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso; Annapaola Porzio, commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura; Giovanni Melillo, procuratore della Repubblica di Napoli. Le conclusioni saranno affidate a Luigi Gaetti, sottosegretario al Ministero dell’Interno.
L'Associazione Antiracket Domenico Noviello
L'associazione, di cui Massimiliano Noviello è Presidente, nasce nel novembre del 2010 da un gruppo di commercianti ed imprenditori che avevano denunciato i propri estorsori. Grazie alle intuizioni di un Tenente Colonnello dei Carabinieri e all'incontro con Tano Grasso, iniziò un vero e proprio percorso formativo che portò alla costituzione della prima associazione antiracket del litorale domizio e al consecutivo ingresso nella famiglia della F.A.I. (Federazione Antiracket Italiana).
〉 Per il suo impegno e la crescita dell'associazione, il 16 maggio 2018, Massimiliano Noviello viene nominato presidente onorario della FAI Campania.
Lo scopo principale è quello di non lasciare da solo l'imprenditore che denuncia.
Al fine del suo raggiungimento, i soci si prodigano a:
- tutelare chi ha denunciato;
- invitare anche altri operatori commerciali a fare lo stesso;
- accompagnare le vittime di estorsione in tutte le fasi del processo. In tal senso, fornendo: assistenza legale e psicologica gratuita, costituendosi parte civile nei processi;
- promuovere e monitorare il progetto "Consumo Critico" [PAGO CHI NON PAGA IL PIZZO]
- diffondere la cultura della legalità nelle scuole, organizzando eventi, collaborando con altre associazioni territoriali.
Vuoi Saperne di più? Visita il sito:
www.antiracketcastelvolturno.it
La Cooperativa Ventuno, la primavera della sostenibilità
Il 24 aprile 2015 nasce la Cooperativa Ventuno dall'idea e dall'impegno di Massimiliano Noviello e Gennaro Del Prete, figlio di Federico Del Prete. La cooperativa propone prodotti ecologici e compostabili, dai bioshopper ai prodotti per l’agricoltura a quelli usa e getta per la ristorazione.
In onore alle battaglie antiracket di entrambi i genitori, al contesto sociale della -Terra dei Fuochi- e alla diverse collaborazioni, nacque: la busta giusta! “Memoria, impegno e riscatto”.
Guarda lo spot con Fortunato Cellino: #UnSaccoGiusto.
Vuoi saperne di più? Visita il sito:
www.coopventuno.it
o sulla pagina facebook: @coopventuno